Diffusione della moda
Fino all'invenzione dei primi giornali nel Seicento, la moda si diffuse in modo lento, per poi accelerare il suo sviluppo. Prima e dopo quel secolo, guerre, viaggi, matrimoni, lettere di signori e perfino spionaggio, furono i sistemi più usuali per conoscere nuove fogge. Tipico è l'esempio delle conquiste dell'Impero romano che introdussero in Italia le braghe, le maniche, la pelliccia. In quanto allo spionaggio, ossia alla propagazione illecita di informazioni sui metodi di lavorazione originali, era proibito dalle corporazioni con pene severissime.
L'esplorazione dell'Oriente sui percorsi della Via della seta servì a far conoscere motivi insoliti che furono in particolare usati per la realizzazione di tessuti in seta. Nel Trecento, draghi,grifoni, pappagalli e il Chi, ossia la nuvola stilizzata cinese, popolarono le decorazioni tessili delle stoffe lucchesi. I viaggi dei mercanti furono assai proficui per la conoscenza di nuove fogge. Nel Trittico Portinari di Hugo van der Goes del XV secolo, conservato alle Gallerie degli Uffizi a Firenze, il banchiere Tommaso Portinari e la moglie sono rappresentati in vesti fiamminghe. In particolare la donna indossa l'hennin, fiabesco copricapo a cono completato da un lungo velo, assai di moda in Francia e nel Nord Europa, ma poco usato in Italia.
Nel Cinquecento cominciarono a diffondersi le pupe, bambole di piccole dimensioni vestite all'ultima moda e curate nei minimi dettagli. Il re di Francia Francesco I fece scrivere a Isabella d'Este duchessa di Mantova e maestra di mode, una lettera perché farsi inviare "Una puva vestita a la fogia che va di li camisa, di maniche, di veste de sotto e di sopra e de abiliamenti et aconciatura di testa et de li capilli"[1]. Dal XVI secolo anche a Venezia veniva esposta alle Mercerie una bambola detta "piavola de Franza" che mostrava gli ultimi modelli, subito copiati. La bambola è stata resa famosa da Carlo Goldoni che nella sua commedia I Rusteghi cita un detto evidentemente diffuso a Venezia che paragona una signora elegante alla piavola de Franza. Il matrimonio di Caterina de Medici con Enrico II, portò in Francia fogge e profumi italiani molto apprezzati all'estero. Intanto la stampa stava facendo progressi, passando dallaxilografia all'incisione su metallo.
Il pittore Cesare Vecellio ci ha lasciato un volume, datato alla fine del Cinquecento e intitolato De gli habiti antichi et moderni di diverse parti del mondo che ha avuto una fortuna enorme surclassando la sua fama di artista. Il testo, ricchissimo di incisioni e descrizioni, parla non solo delle mode venete, ma anche di quelle di altre regioni italiane, senza trascurare le mode estere, specie orientali. Anche le incisioni sul costume e i Libri di figurini per sarti, che mostravano gli abiti interi e i loro modelli, furono efficaci propagatori di fogge.
Alla diffusione del fenomeno contribuisce la nascita del giornalismo di moda, che si sviluppa nella seconda metà del XVII secolo. Nel 1672 fu fondato in Francia il Mercure Galant, nato come bollettino letterario, giornale di pettegolezzi e di moda. Al Mercure Galant fecero seguito, specie nel Settecento, numerosi altri giornali, che solitamente copiavano senza riguardo i modelli francesi, che durante il secolo erano all'avanguardia in tutta Europa. Tipico caso italiano sono il Giornale delle Nuove mode di Francia e d'Inghilterra, e il Corriere delle Dame, che continuò la sua pubblicazione anche nell'Ottocento. Bisognerà attendere il secolo successivo, dopo l'abolizione di leggi, dazi, barriere doganali, perché la stampa di moda si diffonda liberamente in tutto il mondo.
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